Il mistero dell’altruismo Understand article
Tradotto da Paolo Sudiro. Esiste il vero altruismo? E la scienza è in grado di fornire una risposta?
L’origine della gentilezza è un mistero. Da dove vengono generosità ed altruismo? Li abbiamo erditati sulle ali della selezione naturale – un dono che abbiamo ricevuto attraverso la lenta marcia evolutiva di amebe sacrifichevoli, pinguini altruisti e babbuini caritatevoli? O l’altruismo è una specializzazione unica, un singolare trionfo umano sulla “natura, rossa di zanne e di artigli”? Charles Darwin lo definì il più grande rompicapo e da allora vari pensatori hanno cercato di risolverlo.
Il mistero è questo: se l’evoluzione è un processo di sopravvivenza del più adatto, e l’altruismo è un comportamento che riduce l’adattamento, perché in natura troviamo azioni altruistiche dovunque guardiamo? Consideriamo le formiche vaso di miele dei deserti americani, perennemente sospese come grandi vasi di acqua zuccherata, in attesa di essere attinte dalla regina e dalla sua nidiata quando hanno sete; o le gazzelle che saltellano vistosamente su e giù per segnalare alla mandria che c’è un leone in agguato nell’erba; o, se è per questo, le piante di balsamina (Impatiens pallida), che, quando la luce del sole diminuisce, non la assorbono per investirla nella formazione di foglie, ma piuttosto la investono in rami e radici così da condividere la luce con altre piante. Questi sono solo alcuni delle migliaia di esempi nel mondo naturale.
L’altruismo biologico è definito dal risultato di un’azione: se un’ameba agisce in modo da ridurre il proprio adattamento mentre offre un miglioramento nell’adattamento di un’altra, è un’altruista (certe specie di amebe sociali sono note per sacrificarsi per le loro compagne). L’altruismo umano, o psicologico, d’altro canto, è tutto questione di intenzione: se io aiuto una vecchietta ad attraversare la strada perché ho dei piani segreti da far inserire nel suo testamento, allora non sono considerato altruista, anche se un camion mi investe e uccide nel corso dell’azione. Tuttavia, c’è un collegamento tra le azioni altruistiche dell’ameba e l’altruismo negli umani? Dopo tutto, come le azioni della minuscola ameba priva di cervello, anche il cervello che permette a noi umani di agire altruisticamente è un prodotto dell’evoulzione.
Fin dal tempo di Darwin, ed in effetti molto prima di lui, abbiamo cercato la risposta a queste domande. In particolare eravamo curiosi di sapere se esiste il vero altruismo. “Gratta un altruista e vedi un egoista sanguinare” filosofeggiano alcuni. È davvero in quel modo che dovremmo spiegare le vite dei Premi Nobel per la Pace Albert Schweitzer e Madre Teresa? O un soldato che si butta su una granata per salvare i suoi compagni? I cinici usano dire che, consapevolmente o meno, il sacrificio è sempre motivato da altre ragioni.
La storia insegna che, qaundo consideriamo le relazioni tra natura e moralità, speso ci imbattiamo in quella che viene chiamata la Ghigliottina di Hume (descritta dal filosofo scozzese David Hume [1711–1776] e spesso erroneamente indicata come “l’errore naturalistico”). Si tratta dell’errore di confondere ciò che è con ciò che dovrebbe essere; o, altrimenti, ciò che osserviamo in natura con un regola del nostro stesso comportamento (Hume, 1739). Questo è importante quando si discute di altruismo, poiché nel corso degli anni, a partire da Darwin, la scienza ha fornito numerose spiegazioni per l’evoluzione dei tratti altruistici.
Una delle spiegazioni è il nepotismo: più stretta è l’affinità genetica, maggiore è la possibilità che ci sia altruismo. Questo è stato formalizzato algebricamente dal defunto biologo evoluzionista britannico Bill Hamilton, il quale affermava che un tratto genetico dell’altruismo dovrebbe diffondersi in una popolazione se:
rB > C
Dodve r è l’affinità genetica tra due individui, B è il ventaggio riproduttivo ottenuto da chi riceve l’azione altruistica e C è il costo riproduttivo dell’individuo che compie l’azione altruistica (Hamilton, 1964a, 1964b). Questo significa che è naturale aiutare dei parenti, ma innaturale aiutare degli estranei?
Forse no. un’altra spiegazione è la semplice reciprocità: un individuo dovrebbe aiutarne un altro nella prospettiva di venire ricambiato. Collegato a questo è il tema della fiducia: se non posso far capire agli altri che sono affidabile, non posso sopravvivere in un mondo che dipende dalla cooperazione.
Una terza spiegazione è la selezione di gruppo: i gruppi che adottano l’altruismo come collante sociale per cementare la coesione supereranno i gruppi di individui non cooperativi.
Ma queste spiegazioni lasciano spazio al vero altruismo? Le spiegazioni soddisfano gli scettici, perché in fondo tutte si basano sulla logica dell’egoismo: vale la pena di aiutare gli altri o anche il gruppo se ne beneficiamo noi stessi. E se questo è ciò che mostrano teorie e modelli, sostenuti dall’osservazione empirica, allora forse il vero altruismo è davvero solo un sogno. Ancora più pericolosa è l’idea che, se noi abbiamo evoluto l’altruismo solo per motivi egoistici, forse non dovremmo tentare di comportarci come dei veri altruisti.
Uno scienziato che ha cercato di risolvere il mistero dell’altruismo è il genetista delle popolazioni statunitense George Price. Derivando alla fine degli anni ’60 un’equazione che avrebbe in seguito portato il suo nome, Price giunse alla conclusione che se l’altruismo poteva essere spiegato in termini matematici non sarebbe stato vero altriuismo. L’altruismo era sempre interessato – questo è ciò che lui riteneva indicasse la sua equazione (Price, 1970).
Per George Price questa fu una terribile scoperta, quindi lui scese come un angelo tra i senzatetto di Londra, determinato a confutare la stessa matematica che aveva elaborato. Alla fine, dopo avere distribuito tutte le sue sostanze, divenne lui stesso un senzatetto derelitto, suicidandosi in un freddo tugurio di Londra nel 1975.
La scienza è un potente strumento per capire il mondo. Gli studi di neurogenetica e la risonanza magnetica funzionale stanno cercando di scoprire i geni dell’altruismo e le particolari regioni del cervello che giocano un ruolo nel comportamento altruistico (Churchland, 2011). Ma prprio per questo dobbiamo ricordare il destino di George Price: la sua storia è la personificazione del paradosso dell’altruismo. Dimostra che gli strumenti della scienza non sempre sono rilevanti per il tipo di domande alle quali siamo interessati, come ad esempio in che modo dovremmo comportarci. Se noi fossimo capaci di rispondere a tutte le domande scientifiche che ci poniamo, spiegheremmo tutto quello che vogliamo capire? La storia di George Price dimostra che la risposta a questa domanda è “no”.
Ringraziamenti
Questo articolo è un adattamento di un precedente articolo di Oren Harmanw1, pubblicato sul sito Forbes.
References
- Churchland P (2011) Braintrust: What Neurobiology Tells Us About Morality. Princeton, NJ, USA: Princeton University Press. ISBN: 9780691137032
- Hamilton WD (1964a) The genetical evolution of social behaviour I. Journal of Theoretical Biology 7(1): 1-16. doi: 10.1016/0022-5193(64)90038-4
- Hamilton WD (1964b) The genetical evolution of social behaviour II. Journal of Theoretical Biology 7(1): 17-52. doi: 10.1016/0022-5193(64)90039-6
- Harman O (2010) The Price of Altruism: George Price and the Search for the Origins of Kindness. New York, NY, USA: W.W. Norton. ISBN: 9780393067781
- Hume D (1739) A Treatise on Human Nature. Cheapside, UK: John Noon
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Il testo è disponibile gratuitamente attraverso Project Gutenberg.
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- Price GR (1970) Selection and covariance. Nature 227: 520-521. doi: 10.1038/227520a0
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Web References
- w1 – Questo articolo è basato su un articolo di Oren Harman sul sito web di Forbes.
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Sul sito web di Forbes, è disponibile un video di Oren Harman che discute la storia raccontata nel suo ultimo libro, The Price of Altruism.
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Resources
- Il filosofo Elliott Sober e il biologo Sloan Wilson tentano di riconciliare l’altruismo, sia evolutivo che psicologico, con le scoperte scientifiche che sembrano mostrare una “natura, rossa di zanne ed artigli”.
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Sober E, Wilson DS (1998) Unto Others: The Evolution and Psychology of Unselfish Behavior. Cambridge, MA, USA: Harvard University Press. ISBN: 978-0674930476
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- Per scoprire perché lo psicologo Steve Pinker non è daccordo con l’idea di selezione di gruppo, vedete il suo saggio ‘The false allure of group selection’.
Review
L’altruismo è un comportamento osservato in tutti gli organismi, tuttavia le sue cause rimangono misteriose. In questo articolo, Oren Harman esplora le plausibili cause dell’altruismo e se negli esseri umani esiste il vero altruismo.
Questo non è un articolo scientifico in senso stretto; potrebbe essere altrettanto utile per lezioni di studi sociali. Gli insegnanti potrebbero utilizzare l’articolo come base di discussione di vari argomenti che collegano argomaenti scientifici e di studi sociali : per esempio, la selezione naturale e l’altruismo, le basi genetiche dell’altruismo, l’altruismo e l’adattamento del gruppo, le formulazioni matematiche dell’altruismo. L’articolo potrebbe essere usato per studenti della scuola secondaria di qualunque gruppo di età, in particolare per quelli di 15-19 anni.
L’articolo potrebbe essere usato in un esercizio di comprensione, con domande che potrebbero includere:
- Perché l’altruismo viene considerato un comportamento che reduce l’adattamento per il singolo organismo?
- Perché alcune persone non credono che negli esseri umani esista il vero altruismo?
- L’altruismo è un comportamento che potrebbe giocare un ruolo nella selezione naturale. Usate un esempio specifico a sostegmo di questa idea.
- “Se l’altruismo può essere spiegato matematicamente, non è effettivamente quello che sembra”. Spiegate che cosa significa.
Michalis Hadjimarcou, Cipro